I monumenti (in senso lato) sono tanti e di alto valore, ma si fa fatica a mantenerli e ad assicurarne la fruibilità.
I turisti vorrebbero visitare le nostre località ma trovano difficoltà a fruire delle risorse culturali.
Ecco un quadro di schizofrenia conclamata: da una parte abbiamo un potenziale di sviluppo (i beni culturali) che produce però criticità e dall'altra un'interesse per quel potenziale (da parte di turisti) che potrebbe mitigare le criticità di cui il potenziale stesso soffre ma che non viene assecondato.
In termini di marketing: domanda e offerta non si incontrano
L'assurdità sta nel fatto che non si rendono complementari le due cose, le quali si svilupperebbero a vicenda: rendere fruibili le risorse culturali che verrebbero così visitate da quei turisti (che le stanno cercando) i quali fornirebbero direttamente e indirettamente le risorse per mantenerli.
I dati confermano infatti che in Italia il turismo estero, quello che potrebbe colmare la grave flessione del turismo interno, continua a diminuire perché non ha sufficienti incentivi (non solo economici) per l'accesso alle risorse culturali, specialmente quelle "di nicchia", quelle da scoprire, quelle inaspettate; insomma non solo Colosseo e Torre di Pisa.
I fatti testimoniano lo stato di clausura e incuria di risorse culturali uniche al mondo!
Per essere pratici e propositivi e non cadere a piè pari in uno dei più classici luoghi comuni, oltre ad una "denuncia" è bene fare una proposta.
La proposta nasce da una considerazione apparentemente (e forse effettivamente) semplice: buona parte del problema risiede nel fatto che il settore turistico e quello culturale soffrono di mancanza di integrazione a tutti i livelli: organizzazione, coordinamento, promozione, gestione delle risorse economiche ecc.
Il motivo principale è che il settore turistico e quello culturale vengono tenuti divisi e a volte in contrapposizione a livello strutturale, istituzionale e amministrativo.
Ministeri, assessorati, direzioni, agenzie, enti, sono quasi sempre o del turismo o della cultura.
Questo fatto, grave dal punto di vista metodologico spicciolo, crea barriere altissime fra due mondi che dovrebbero essere in sinergia perfetta, in comunicazione e scambio costante, in proiezione unitaria vero una comune meta di sviluppo.
Fino a quando questo pacchiano errore metodologico non verrà colmato a livello pubblico, sarà improbo e in gran parte inefficace lo sforzo di persone di buona volontà che cercano continuamente di colmare le distanze tra cultura e turismo, cercando con grande sforzo di dimostrare che i due mondi sono complementari e sussistono l'uno in funzione dell'altro.
Quindi in pratica la domanda è questa: in tempi di ottimizzazione delle risorse, vogliamo considerare seriamente l'unificazione di ministeri, assessorati, direzioni, agenzie, enti, a tutti i livelli istituzionali? Vogliamo prendere in considerazione una legge in tal senso che razionalizzi al contempo la giungla di norme che rendono a dir poco ambigua la gestione del più grande patrimonio Italiano?
I turisti vorrebbero visitare le nostre località ma trovano difficoltà a fruire delle risorse culturali.
Ecco un quadro di schizofrenia conclamata: da una parte abbiamo un potenziale di sviluppo (i beni culturali) che produce però criticità e dall'altra un'interesse per quel potenziale (da parte di turisti) che potrebbe mitigare le criticità di cui il potenziale stesso soffre ma che non viene assecondato.
In termini di marketing: domanda e offerta non si incontrano
L'assurdità sta nel fatto che non si rendono complementari le due cose, le quali si svilupperebbero a vicenda: rendere fruibili le risorse culturali che verrebbero così visitate da quei turisti (che le stanno cercando) i quali fornirebbero direttamente e indirettamente le risorse per mantenerli.
I dati confermano infatti che in Italia il turismo estero, quello che potrebbe colmare la grave flessione del turismo interno, continua a diminuire perché non ha sufficienti incentivi (non solo economici) per l'accesso alle risorse culturali, specialmente quelle "di nicchia", quelle da scoprire, quelle inaspettate; insomma non solo Colosseo e Torre di Pisa.
I fatti testimoniano lo stato di clausura e incuria di risorse culturali uniche al mondo!
Per essere pratici e propositivi e non cadere a piè pari in uno dei più classici luoghi comuni, oltre ad una "denuncia" è bene fare una proposta.
La proposta nasce da una considerazione apparentemente (e forse effettivamente) semplice: buona parte del problema risiede nel fatto che il settore turistico e quello culturale soffrono di mancanza di integrazione a tutti i livelli: organizzazione, coordinamento, promozione, gestione delle risorse economiche ecc.
Il motivo principale è che il settore turistico e quello culturale vengono tenuti divisi e a volte in contrapposizione a livello strutturale, istituzionale e amministrativo.
Ministeri, assessorati, direzioni, agenzie, enti, sono quasi sempre o del turismo o della cultura.
Questo fatto, grave dal punto di vista metodologico spicciolo, crea barriere altissime fra due mondi che dovrebbero essere in sinergia perfetta, in comunicazione e scambio costante, in proiezione unitaria vero una comune meta di sviluppo.
Fino a quando questo pacchiano errore metodologico non verrà colmato a livello pubblico, sarà improbo e in gran parte inefficace lo sforzo di persone di buona volontà che cercano continuamente di colmare le distanze tra cultura e turismo, cercando con grande sforzo di dimostrare che i due mondi sono complementari e sussistono l'uno in funzione dell'altro.
Quindi in pratica la domanda è questa: in tempi di ottimizzazione delle risorse, vogliamo considerare seriamente l'unificazione di ministeri, assessorati, direzioni, agenzie, enti, a tutti i livelli istituzionali? Vogliamo prendere in considerazione una legge in tal senso che razionalizzi al contempo la giungla di norme che rendono a dir poco ambigua la gestione del più grande patrimonio Italiano?