Francia, Germania, Inghilterra “utilizzano la cultura per l’indotto economico che genera”; l’Italia e l’Umbria non hanno saputo sfruttare questo “valore aggiunto”. C’è in genere – ha proseguito – una difficoltà di dialogo tra mondo culturale, troppo ancorato alla conservazione, e quello turistico, che invece punta solo allo sfruttamento.
In entrambi i mondi manca insomma la visione di una cultura come investimento economico.
È cambiato anche il turista – ha detto l’esperto – ma in troppi non se ne sono accorti. “I giovani non conoscono il Colosseo sui libri di scuola, ma in molti l’hanno visto per la prima volta su uno schermo in 3D con i gladiatori in azione”.
Queste considerazioni possono tranquillamente essere valide anche per l'Abruzzo e per L'Aquila in particolare e rendono chiaro che c'è bisogno di far dialogare gli operatori della cultura con quelli del turismo.
E' per questi oggettivi motivi che dal punto di vista amministrativo la separazione delle deleghe in questione è un errore metodologico molto grave.